venerdì 31 ottobre 2008

Calenda. Falce di Luna nuova in Scorpione, dietro le nuvole

Due pensieri frivoli

Sarebbe geniale se la prossima campagna pubblicitaria per la PE '09 di Prada raffigurasse modelle che cadono rovinosamente al suolo, o proprio che precipitano da qualche grattacielo.
Niente fotomontaggi.
Stando attenti agli schizzi o peggio a delle indecorose tangenze con Moschino, per carità.

Uno degli effetti meno clamorosi della riforma della scuola - meno clamorosi perché colpiscono una generazione che non fa notizia né manifestazioni da prima pagina come liceali e universitari - è la conversione delle valutazioni della scuola elementare dai laconici "bravo", "molto bene", "benino", "bravissimo" e un'infinita sfilza di diminutivi, accrescitivi, superlativi e vezzeggiativi in numeri. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10. Molto Jil Sander.
Spero che qualche maestra di buon cuore un po' creativa metta di fianco a un 8 che so, un fiorellino, o una stellina.

sabato 25 ottobre 2008

Ultimo spicchio prima del Novilunio, in Bilancia

La signora Rosi si presentava a tutti scusandosi per la nudità della casa e per l'odore di minestrone; era sposata da cinquant'anni e da cinquant'anni tutte le sere suo marito le faceva cucinare il minestrone, ed erano cinquant'anni che la signora Rosi ripeteva questa solfa, ma con l'inflessione di una grande attrice: riusciva a trasmettere la monotonia di cinquant'anni di minestrone eppure sembrava che stesse svelando un segreto inconfessato, e appariva allo stesso tempo divertita e seccata.

Indossava sempre uno scamiciato da lavoro, solitamente a fiorellini, di quella stoffa e di quella stampa in cui ci si aspetta sia fatto lo scamiciato di una sartina di paese, smanicato d'estate e lungo d'inverno, ma difficilmente la signora Rosi non aveva le maniche rimboccate. Aveva tanti capelli grigi - non bianchi: grigi, come le gambe di ferro del vecchio tavolo della cucina, folti ma composti, esattamente il genere di capelli che ci si aspetta da un carattere risoluto che non ha mai realizzato nessuna delle sue ambizioni e le ha affogate nel minestrone.
Uno dei due occhi era di vetro, ma solo i clienti verso cui sentiva una particolare predisposizione venivano iniziati a questo mistero, che tuttavia rimaneva tale: la signora Rosi non aveva mai commesso l'imprudenza di portare l'indice verso un lato o l'altro del viso; piuttosto guardava da dietro gli occhiali scesi sulla punta del naso e spingendo il mento verso il basso, quasi in un gesto di sfida. Di solito comunque i clienti non chiedevano quale, ma come mai, per quella sorta di stupido formalismo che impedisce qualunque vero contatto tra due persone e costringe al triste teatrino del
"come va?" - "tutto bene, grazie"
un modo perfetto per interessarsi nel più totale disinteresse.
Così, con quel come mai la signora Rosi poteva abilmente glissare di volta in volta sulla disgrazia del suo occhio, rispondendo a piacere con
"oh, è una brutta vecchia storia"
o "non ricordo, è stato tanto di quel tempo fa"
oppure ironica: "sa, un giorno m'è caduto".
Solo i bambini chiedevano quale, e lei allora si chinava abbassando gli occhiali e ribattendo
"tu cosa ne dici?"
Spesso i bambini rimanevano interdetti nel vedersi rispondere con la loro stessa arma, l'impudenza; altri, sfacciati, azzardavano un questo, ma allora subito la madre sbottava un po' imbarazzata in un
"ma no bimbo, non si fa, non si dice!"
esattamente come previsto dalla signora Rosi.

lunedì 13 ottobre 2008

Luna Piena, in Ariete

Voglio un salotto barocco

Pravo! Pravo! Ma come, se ne va? Ma come? Se ne va, non risponde, si rifiuta alla disanima? Ma scusi, è qui: svisceri, esponga, proponga, discuta! No: lei è una che dice in generale chissenefrega, che è un modo un po’ a destra di contestare, comunque è già qualche cosa.
Ma siamo giusti: si presenta qui, in televisione, con un vestito di pezzetti di straccio, gli stivali, la minni – è un po’ antiquatina come mise, mi pare, è roba del mese scorso; io sono un pochino oltre: io vengo qua nuda! Adesso uno mi potrebbe anche dire "cosa vista, nude look, ti vedo e non ti vedo" – no! Io vesto nuda! Mi sono fatta crescere un pochino i capelli, unicamente non per andare incontro a una morale borghese, per carità, ma per ragioni fisiologice… fisiologiche, vero. Non so, un po’ di freddo, un foruncolino, una cosa così. Però su: braccia, mani, piedi – nudo! e sotto i capelli tutto uguale!
Lei invece cerca una realtà storica – io le rifiuto in massa le realtà storiche – lei va incontro al folklore! Noi l’abbiamo vista vestita da araba, da russa, western… io no invece. Io nuda, integrale.
Cos’ha fatto? Discutiamo un momento perché è interessante – io la devo contestare, è inutile – discutiamo un momentino: cos’ha fatto prima? Ha ballato uno shake. Lei è ancora chiusa nello schema del ballo! Lei balla, io cammino! Fatemi qualsiasi ritmo – lei ci balla sopra, io ci cammino sopra; marcia uguale progresso. Per favore, base shake! [parte Il Paradiso] Lei [balla]. Io [cammina].
Io sono libera rispetto al suono. Io vado oltre e do un senso sociale: cammino quindi avanzo.
Io leggo sul giornale che lei dice che fare uno special in tv per lei è un bel colpo… che è contenta di avere una Rolls… che è emozionata perché deve anche imparare a parlare! Ma le basta di imparare a cantare e ha chiuso, è fregata!
Eh, mi dispiace: io sono oltre. Io sono contenta, ci tengo, di avere meno qualità di lei. Io voglio andare più in basso: io sono pronta a indire uno sciopero della fame per combattere l’annosa categoria delle brave. Ecco. Lei, invece, accede proprio alla realtà dell’imparare. Lei ha un salotto e lo ostenta completo di cane e pelli di zebra! Io invece in casa mia ho meno dei Lennon – John Lennon e la cinese, che hanno i mobili a metà – io ho: gambe tavolo, spalliera sedia, molle divano, basta.
Io non sono off; io sono offoffoffoffoffoffoff.
A me dispiace, perché Patty Pravo era qualcuno – una ragazza di Venezia, nata Strambelli, con nonna, completa di conservatorio, viene a Roma, ti diventa: Pravo, del Piper, rauca, stonata! Perché intonazione pochissima, vero? Parenti nessuno, tranne batteristi, trombettisti… Era una promessa, invece adesso ne sta venendo fuori il sottofondo, il background, il retroterra.
Lei fa sentire, ormai, che c’è sotto un’educazione – si disimpegna, si sta commercializzando, mi dispiace tanto, ma è così. Lei canta – si sente l’educazione musicale? basta, è chiuso, vero? – lei canta con la base, l’ha dichiarato al video, è una vergogna! Io invece canto col ritmo primigenio. Canto… dico. [clap! clap!] E dico impegnata. [clap!] Sporchissima. Bruttissima. Intronatissima. Impegnatissima. Io lotto. Combatto. Perché?
Perché voglio un salotto barocco
un marito e quattro bebè
un brillante e sette visoni
perché uno chi è che non l’ha
la la la
la la la
la la la
la la la…



http://it.youtube.com/watch?v=EhS7k1DBkys&feature=related

domenica 5 ottobre 2008

Quasi Primo Quarto, Luna in Sagittario

Parigi conferma la fine del volume già notata a Milano; ma se quel volume a Milano cade, cede, capitola rovinosamente come le modelle di Prada (i cui capitomboli sono già culto) e si sgonfia, si affloscia o si squarcia in migliaia di frange, a Parigi il volume shhup! si ritira e si prosciuga. Così i nefasti leggings si arrampicano su per il corpo e avvolgono ora tutta la figura - come da Balenciaga, dove aldilà dei soliti futurismi ciò che colpisce di più sono appunto le calzamaglie colorate che coprono tutto, mani e scarpe comprese; o come da Margiela, che saluta e se ne va dopo vent'anni di onorato servizio con una sfilata esemplare, folle e magistrale come solo lui sa essere, e dove le modelle hanno il volto insaccato nella lycra color carne o indossano le parrucche alla rovescia, curiosa alternativa al trend milanese delle frange - ma siamo a Parigi, c'est possible. Solo per questo infatti è perdonabile l'uscita di Sonia Rykiel di abito con stampato il suo faccione e finti capelli rossi a incorniciarlo, una specie di inquietante pelliccia, così sublimamente orendo da sfiorare il capolavoro camp.

Alexander McQueen invece imprigiona i capelli delle modelle in retine che li schiacciano sul viso e, sotto gli abiti strutturati, mette dei top di tulle trasparente ricamato, che fa molto Leo Gullotta quando diventa la signora Leonida. La cosa più interessante sono forse le stampe: venature del legno, ma perfettamente simmetriche, così come le sfaccettature del diamante sono speculari sulle metà del corpo. E se a primo impatto i completi stampati strizzano l'occhio (anche tutti e due, volendo) a Balenciaga, il concetto di volume che le angolature del diamante suggeriscono è in realtà appiattito dalle stampe, diventando quindi quasi uno scimmiottamento di Balenciaga e delle sue costruzioni. Il diamante è comparso anche da Margiela, ma senza impacci concettuali: un top perfettamente tondo e piazzato sopra la modella come un'enorme pizza Napoli. E rieccoci a Prada (i miei lettori conoscono la mia monomania): gli orecchini erano pendenti di brillanti, guarda un po', e soprattutto ora ha un senso lo stropicciato, se non lo si chiama più stropicciato ma multisfaccettato. Mentre alle stampe legno di McQueen Miuccia contrappone il pitone pixelato, il suo modo per tornare al "primitivo" ma allo stesso tempo guardare avanti. Allusiva e sottile: pensiamo al "fantasmino" indossato sotto quei 16cm di platform: oltre a reinterpretare quello che è ormai un classico di Prada - il sandalo col calzino, come moltre altre soluzioni nerd - conferma il concetto di "sacco" che fa da fil rouge tra gli abiti (appesi e allacciati da nastri, come a "imbustare" il corpo) e le borse, appunto dei semplici sacchetti di pelle. Infatti, più che di "fantasmino" dovremmo parlare di "sacchettino per i piedi", degno erede di quel laccio color carne che gira intorno alle scarpe di questo inverno - inverno del must del collo coperto, e infatti questo laccio passa appunto sopra il collo del piede.

Torniamo al pixelato, o meglio quadrettato, che compare anche da Dries Van Noten - meglio l'uomo che la donna, ma tant'è - e da Yves Saint Laurent, che Stefano Pilati disegna rincorrendo una certa "voglia di semplicità", ma non la raggiunge, ops.

"Very Facchinetti" la collezione di Valentino, anche troppo. Trombata per la seconda volta dalla lobby degli accessori, come con la malefica Frida da Gucci, Alessandra si ritrova di nuovo in miezz'e via nonostante una sfilata graziosa e bon ton (o anche, volendo, insulsa come l'acqua tiepida) al punto giusto per far licenziare la figlia di Roby dei Pooh praticamente il giorno stesso. Che la sua vera vocazione sia la musica?

L'ultimo giorno di sfilate si chiude con Louis Vuitton - "boh?" - un Alber Elbaz per Lanvin molto applaudito (un bel lavoro, forse un po' troppo fru fru e con gli ennesimi accenni a Ghesquiere, ma che ci vogliamo fare) e Miu Miu, destinata ad essere sempre un gradino sotto Prada, ma contemporaneamente un passetto avanti. Collezione "Pompei", quindi, perché siamo avanti: plissé ovunque (carina l'idea che sia logoro e consunto, ma mi fa un po' troppo Chanel quest'inverno nel tentativo di avere i suoi 5 minuti di modernità), accessori in rettile o in juta (e scarpe "normali" e soprattutto sicure) e tanti grembiulini, plissé, noblesse oblige. Il pixelato di Prada mette la retromarcia e ripropone in stampa i mosaici della città sepolta (non a caso il filtro per pixelare in Photoshop si chiama Mosaic) con il tocco dada della lava che cola qua e là. Cave Miucciam.