Parolacce
Bisogna saperle dire. Sono come le citazioni: una in una conversazione è trasgressiva e dà un pathos, mascalzone, anche alla più banale delle ovvietà che viene messa in campo. Due o peggio tre fanno coatto, iroso e senza idee. Parolaccia di gran moda è cazzo. Ma sempre in bocca alle signore. Un signore che lo dice sta male. Il corrispondente al femminile è impresentabile a meno che non sia descritto di signora o signorina all'orizzonte. In tal caso non è considerata parolaccia perché fa talmente piacere alla persona a cui è diretto che da turpiloquio diventa complimento, irriverente, ma abbastanza "portato". Anche a sproposito. Soprattutto dai giovani o da chi si deve far perdonare qualcosa.
Come sempre non è tanto quello che si dice ma come lo si dice. Il tono della voce nel dire le parolacce è tutto. E' d'uso dire una parolaccia in un momento di entusiasmo o di sconforto, è considerato grossolano dirle quando uno è arrabbiato con qualcuno che non sia se stesso. Insomma, le parolacce si portano ma hanno severissime regole di galateo. Rispettarle significa essere alla moda. Infrangerle significa essere dozzinale. Situazione quest'ultima più imperdonabile di una bestemmia. Le parolacce per i bambini sono come le medicine: tenerle lontane da loro. Sono gli unici che le pronunciano dandogli il loro vero significato.
da Lina Sotis, Il colore del tempo, Rizzoli