sabato 25 aprile 2009

Salone del Mobile; Luna Nuova, in Toro; Tempo instabile

Parolacce

Bisogna saperle dire. Sono come le citazioni: una in una conversazione è trasgressiva e dà un pathos, mascalzone, anche alla più banale delle ovvietà che viene messa in campo. Due o peggio tre fanno coatto, iroso e senza idee. Parolaccia di gran moda è cazzo. Ma sempre in bocca alle signore. Un signore che lo dice sta male. Il corrispondente al femminile è impresentabile a meno che non sia descritto di signora o signorina all'orizzonte. In tal caso non è considerata parolaccia perché fa talmente piacere alla persona a cui è diretto che da turpiloquio diventa complimento, irriverente, ma abbastanza "portato". Anche a sproposito. Soprattutto dai giovani o da chi si deve far perdonare qualcosa.
Come sempre non è tanto quello che si dice ma come lo si dice. Il tono della voce nel dire le parolacce è tutto. E' d'uso dire una parolaccia in un momento di entusiasmo o di sconforto, è considerato grossolano dirle quando uno è arrabbiato con qualcuno che non sia se stesso. Insomma, le parolacce si portano ma hanno severissime regole di galateo. Rispettarle significa essere alla moda. Infrangerle significa essere dozzinale. Situazione quest'ultima più imperdonabile di una bestemmia. Le parolacce per i bambini sono come le medicine: tenerle lontane da loro. Sono gli unici che le pronunciano dandogli il loro vero significato.

da Lina Sotis, Il colore del tempo, Rizzoli

domenica 12 aprile 2009

Luna appena calante, in Bilancia

La data della Pasqua

La Pasqua è una festa mobile perché si basa sulla luna: cade la domenica successiva al plenilunio che segue l'equinozio di primavera. Il collegamento della festa con la luna è dovuto alla narrazione evangelica della Passione e Resurrezione di Gesù, avenute durante la Pasqua ebraica, Pesach, che si cominciava a celebrare, come oggi d'altronde, la sera del 14 del mese di nisan, ovvero al plenilunio del primo mese lunare dopo l'equinozio.
Pesach significa letteralmente "saltar oltre" in ricordo della notte in cui il Signore "saltò oltre" ovvero oltrepassò le case degli Ebrei in Egitto, contrassegnate dal sangue dell'agnello sacrificato, risparmiandone i figli maschi [...]
La Pasqua può variare dal 22 marzo (l'ultima fu nel 1818, la prossima nel 2285) al 25 aprile (l'ultima fu nel 1943, la prossima nel 2038); si dice infatti:
"Di marzo al ventidue
vien la pasqua più bassa
D'aprile al venticinque
ci arriva e mai li passa"
In ogni modo la Paqua cade prevalentemente nel mese di aprile. Ma la data del 25 è considerata infausta, come spiega un proverbio emiliano:
"Vinla alta, vinla bassa,
San Marco la 'n la passa"
venga alta, venga bassa, San Marco non lo passa, cui fa eco un altro [proverbio] veneto:
"Co San Marco pasquegava
tutto 'l mondo in guera stava"
e così succedeva nella Pasqua del 1943. Ma il 23 aprile, festa di San Giorgio, non è da meno, tant'è vero che si avverte:
"Quando San Giorgio viene di Pasqua
per il mondo c'è una gran burrasca"
[l'ultima è stata nel 2000, la prossima nel 2079 - possiamo tirare il fiato, ndb]

da A. Cattabiani, Lunario, Mondadori