domenica 21 dicembre 2008

Solstizio d'inverno. Ultimo quarto di Luna, in Bilancia

La festa di San Giovanni e il solstizio

Il 24 giugno cade la festa di San Giovanni che, fin dal Medioevo, è diventata una delle più popolari dell'Occidente non tanto per la devozione al Battista, quanto perché coincide con i giorni solstiziali che nelle nostre tradizioni sono stati ritenuti un periodo sacro, di diretta comunicazione fra il visibile e l'invisibile grazie al sole che raggiunge nel cielo la sua massima declinazione positiva. Midsummer day, giorno di mezza estate, lo chiamano gli inglesi perché lo considerano il cuore dell'estate nonostante sia appena cominciata. Ma effettivamente i giorni solstiziali segnano il punto centrale del periodo in cui il sole percorre la parte settentrionale dello zodiaco celeste, trionfando nel cielo.
Ci si domanderà perché questa festa solstiziale non abbia coinciso con il vero e proprio solstizio: anticamente in Occidente, prima che i Caldei e gli Egizi ci insegnassero la loro scienza astronomica e astrologica, si festeggiava come solstizio il giorno in cui si constatava a occhio nudo che il sole aveva invertito la sua marcia nel cielo, sia in dicembre quando si era leggermente rialzato sull'orizzonte - e precisamente il 25, celebrandolo come Natalis Solis Invicti - sia in giugno quando intorno al 24 incominciava a declinare. In quelle date i cristiani inserirono accortamente due solennità importanti, il Natale del Cristo e la festa di San Giovanni Battista; la seconda festa assunse così molte caratteristiche di una tipica tradizione precristiana [...]

Con l'avvicinarsi delle feste natalizie si avverte per le vie un'atmosfera elettrizzata, un desiderio di vacanza, di giochi, di incontri, di pranzi e soprattutto di regali. Qualche moralizzatore l'attribuisce alla smania di consumi che sarebbe indotta artificialmente da chi ha interesse a rastrellare la provvidenziale tredicesima. C'è invece chi ne critica l'atteggiamento poco consono alla festa cristiana, se non addirittura neopagano.
In effetti questa atmosfera non si ispira certo al Natale cristiano se non per una coincidenza di date; è dovuta invece al radicamento nella psiche di archetipi che originano comportamenti costanti in occasione delle feste che chiudono un ciclo e ne aprono un altro segnando la fine di un anno e l'avvento di uno nuovo (si pensi ai regali in occasione dei compleanni, ndb): comportamenti che esprimono la volontà conscia o inconscia di un totale rinnovamento [...]
Nei periodi di passaggio da un anno all'altro, come già si è spiegato, si sono sempre svolti riti e cerimonie di purificazione e di espulsione di demoni con lo scopo di sopprimere il passato con i suoi drammi, mali e peccati. E per mimare il caos della fine, la fusione di tutte le forme nella vasta unità indifferenziata, si manifestano comportamenti orgiastici e intermezzi carnascialeschi fino al rovesciamento dell'ordine normale. Nella Roma antica questo periodo cominciava con la festa dei Saturnali [...]
Oggi a Natale sono scomparsi i comportamenti carnascialeschi dei Saturnali mentre è più viva che mai l'usanza delle strenne che i Romani offrivano il primo dell'anno, in un periodo collegato al rinnovamento annuale. Nell'antichità le strenne erano costituite da rametti di una pianta propizia che si staccavano da un boschetto sulla via Sacra, consacrato a una dea di origine sabina, Strenia, apportatrice di fortuna e felicità [...] Poi, poco a poco, si chiamarono strenae anche doni di vario genere e addirittura monete.
La strena è dunque l'antenata, per così dire, dei regali di Natale, detti appunto strenne, e anche delle mance natalizie. Queste ultime furono così cristianamente interpretate in epoca barocca: "Suol darsi la Mancia in queste santissime Feste di Natale in memoria della gran liberalità del N. Sig. Dio, il quale diede se stesso a tutto il mondo, e in memoria di quella gran Mancia della Pace, che dagli Angeli nella Natività di esso fu data e annunciata in terra a tutti gli uomini e per caparra ancora del preziosissimo sangue ch'egli era per cominciare a spargere nel giorno della Sua Santissima Circoncisione, il quale doveva poi versare affatto nella sua Passione sul duro legno della Croce".

da A. CATTABIANI, Lunario, Mondadori

sabato 13 dicembre 2008

Luna Piena, sopra la pioggia, in Gemelli

La data convenzionale del Natale

Secondo la tradizione il Cristo sarebbe nato il 25 dicembre del 743° anno dalla fondazione di Roma, considerato il primo della nostra era. Ma è una datazione inesatta, dovuta a un errore. Nel 531 d.C. negli ex territori occidentali dell'Impero romano si calcolavano gli anni partendo dalla fondazione di Roma oppure, in ambiente cristiano, dal 284, primo anno di regno dell'imperatore Diocleziano. In quell'anno un abate sciita, Dionigi il Piccolo, che abitava a Roma sull'Aventino, calcolando le date della Pasqua per il futuro sulla base di un nuovo metodo, si accorse che la numerazione degli anni si basava su un personaggio che era stato un famoso persecutore dei cristiani; sicché, come ebbe a scrivere a un vescovo di nome Petronio, preferì "calcolare e designare gli anni in base all'incarnazione di Nostro Signore allo scopo di rendere più noto il fondamento della nostra speranza e più manifesta la causa della redenzione dell'uomo".
Stabilì che il Cristo era nato proprio 531 anni prima; ma non conoscendo ancora il numero zero, che gli Arabi avrebbero fatto conoscere in Occidente nei secoli successivi, considerò l'anno 1, corrispondente al 747 dalla fondazione di Roma, il primo della nostra era, quello che noi chiamiamo ora l'1 dopo Cristo, mentre sarebbe l'anno zero. Inoltre si sbagliò nei calcoli perché Erode il Grande, l'autore della strage degli Innocenti, voluta proprio per eliminare il re dei Giudei annunciato dai Magi, era morto quattro anni prima: nel 751, ovvero nel 4 a.C.
Quando Gesù sia effettivamente nato non lo sappiamo. Qualcuno avanza l'ipotesi che la famosa stella dei re Magi sia stata una stella apparente, la congiunzione dei pianeti Saturno e Giove, interpretata dai Magi, che erano astrologi, come il segno di un avvenimento importante, la nascita di uno di quei Salvatori che a ogni era, secondo la religione mazdeica, apparivano sulla Terra: sicché si potrebbe congetturare che proprio intorno a quella data sia nato Gesù. D'altronde è curioso notare come precedentemente sant'Ippolito aveva indicato il Natale di Cristo al 2 aprile del 5500° anno del mondo dalla Creazione, che corrispondeva al 752 dalla nascita di Roma, ovvero al 5 a.C. secondo il nostro calendario.
Ma c'è anche un altro problema: il giorno del 25 dicembre non è storicamente sostenibile perché nel vangelo di Luca si racconta che in quel periodo nelle campagne di Betlemme alcuni pastori vegliavano di notte facendo la guardia al gregge. Siccome i pastori ebrei partivano per i pascoli all'inizio di primavera tornando in autunno, è evidente che Cristo nacque tra la fine di marzo e il primo autunno; tant'è vero che fino al principio del IV secolo il Natale veniva festeggiato, secondo i luoghi, o il 28 marzo o il 18 aprile o il 29 maggio.
In realtà si tratta di una data convenzionale. Nella seconda metà del III secolo si affermò nella Roma pagana il culto del Sole di cui l'astro non era che una manifestazione sensibile. In suo onore l'imperatore Aureliano aveva istituito una festa al 25 dicembre, il Natalis Solis Invicti, celebrandovi il nuovo sole "rinato" dopo il solstizio invernale con cerimonie grandiose e giochi. Molti cristiani erano attirati da quelle cerimonie spettacolari; sicché la Chiesa romana, preoccupata per la nuova religione, che poteva ostacolare la diffusione del cristianesimo più delle persecuzioni, pensò bene di celebrare nello stesso giorno il Natale del Cristo. La festa, già documentata nei primi decenni del secolo IV, si estese, a poco a poco, al resto della cristianità. Ma nel secolo V il Natale pagano del Sole Invitto era ancora vivo, tant'è vero che papa san Leone Magno ammoniva i suoi fedeli a non parteciparvi e soprattutto a non onorare il sole: "Alcuni cristiani" scriveva accorato "prima di entrare nella basilica di San Pietro, dopo aver salito la scalinata che porta all'atrio superiore, si volgono verso il sole e piegando la testa si inchinano in onore dell'astro. Siamo angosciati per questo fatto che viene ripetuto in parte per ignoranza e in parte per mentalità pagana".

da A. CATTABIANI, Lunario, Mondadori

lunedì 8 dicembre 2008

Primo quarto abbondante, in Ariete

Annuncio
comparso verso le 17 sulla cappelliera/porta oggetti nel guardaroba

"Come tutti gli inverni, vi ricordo che ciascuno di voi ha i propri spazi per riporre sciarpe, cappelli, guanti ed orpelli seguendo un ordine che, me esclusa, va dal più anziano (in alto) al più piccolo.
Sicura della vostra collaborazione, vi ringrazio fin da ora.

Mamma"


domenica 30 novembre 2008

Luna Crescente in Sagittario

Olio calabrese, do the mambo like a crazy

A Bologna c'è una pizzeria che propone, tra le altre, delle pizze griffate, 7 euro l'una:
Dolce & Gabbana - mozzarella di bufala, asparagi, salmone
Fendi - mozzarella di bufala, zucchine, gamberi
Armani - pomodoro, salame piccante, gorgonzola, fontina, grana
Versace - mozzarella, mieto di bosco (funghi), salsiccia, olio tartufato
Gucci - mozzarella, ricotta, salame piccante, pepe, pecorino sardo a scaglie
Prada - mozzarella, pomodorini secchi, melanzane, grana a scaglie

La scelta random degli ingredienti rivela forti lacune per quanto riguarda la conoscenza della brand identity di ciascuno di questi marchi; ecco quindi delle proposte stilate con un minimo di criterio, alle quali aggiungo un suggerimento: essendo pizze griffate italiane, sarebbe opportuno cucinarle con ingredienti di terz'ordine, assumere un pizzaiolo cinese e rivedere il prezzo con un mark-up del 300%.

Dolce & Gabbana - ingredienti a sorpresa dalla dispensa del '15-'18 di nonna Santuzza
Fendi - mozzarella di bufala, bresaola di ermellino, salame di visone, speck di astrakan
Versace - peperoncino, 'nduja, soppressata, maranzane, caciocavallo polverizzato a strisce
Armani - ricotta, verdure lesse, petto di pollo, prosciutto cotto
Prada - calzone macramé farcito con stoccafisso e tartufi

E un'idea per una pizza minimal:
Jil Sander - ostia sconsacrata diametro 25cm




Pizzeria d'asporto "Via Vai 2"
Via Emilia Levante 156/B, Bologna
Tel. 051 495273
Cell. 333 8006154
Orario: 12.00-14.30 / 18.00-23.30
Chiuso lunedì a pranzo
Si accettano buoni pasto
Consegna a domicilio gratuita mezzogiorno e sera
A mezzogiorno ogni 5euro una bibita in lattina OMAGGIO

venerdì 31 ottobre 2008

Calenda. Falce di Luna nuova in Scorpione, dietro le nuvole

Due pensieri frivoli

Sarebbe geniale se la prossima campagna pubblicitaria per la PE '09 di Prada raffigurasse modelle che cadono rovinosamente al suolo, o proprio che precipitano da qualche grattacielo.
Niente fotomontaggi.
Stando attenti agli schizzi o peggio a delle indecorose tangenze con Moschino, per carità.

Uno degli effetti meno clamorosi della riforma della scuola - meno clamorosi perché colpiscono una generazione che non fa notizia né manifestazioni da prima pagina come liceali e universitari - è la conversione delle valutazioni della scuola elementare dai laconici "bravo", "molto bene", "benino", "bravissimo" e un'infinita sfilza di diminutivi, accrescitivi, superlativi e vezzeggiativi in numeri. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10. Molto Jil Sander.
Spero che qualche maestra di buon cuore un po' creativa metta di fianco a un 8 che so, un fiorellino, o una stellina.

sabato 25 ottobre 2008

Ultimo spicchio prima del Novilunio, in Bilancia

La signora Rosi si presentava a tutti scusandosi per la nudità della casa e per l'odore di minestrone; era sposata da cinquant'anni e da cinquant'anni tutte le sere suo marito le faceva cucinare il minestrone, ed erano cinquant'anni che la signora Rosi ripeteva questa solfa, ma con l'inflessione di una grande attrice: riusciva a trasmettere la monotonia di cinquant'anni di minestrone eppure sembrava che stesse svelando un segreto inconfessato, e appariva allo stesso tempo divertita e seccata.

Indossava sempre uno scamiciato da lavoro, solitamente a fiorellini, di quella stoffa e di quella stampa in cui ci si aspetta sia fatto lo scamiciato di una sartina di paese, smanicato d'estate e lungo d'inverno, ma difficilmente la signora Rosi non aveva le maniche rimboccate. Aveva tanti capelli grigi - non bianchi: grigi, come le gambe di ferro del vecchio tavolo della cucina, folti ma composti, esattamente il genere di capelli che ci si aspetta da un carattere risoluto che non ha mai realizzato nessuna delle sue ambizioni e le ha affogate nel minestrone.
Uno dei due occhi era di vetro, ma solo i clienti verso cui sentiva una particolare predisposizione venivano iniziati a questo mistero, che tuttavia rimaneva tale: la signora Rosi non aveva mai commesso l'imprudenza di portare l'indice verso un lato o l'altro del viso; piuttosto guardava da dietro gli occhiali scesi sulla punta del naso e spingendo il mento verso il basso, quasi in un gesto di sfida. Di solito comunque i clienti non chiedevano quale, ma come mai, per quella sorta di stupido formalismo che impedisce qualunque vero contatto tra due persone e costringe al triste teatrino del
"come va?" - "tutto bene, grazie"
un modo perfetto per interessarsi nel più totale disinteresse.
Così, con quel come mai la signora Rosi poteva abilmente glissare di volta in volta sulla disgrazia del suo occhio, rispondendo a piacere con
"oh, è una brutta vecchia storia"
o "non ricordo, è stato tanto di quel tempo fa"
oppure ironica: "sa, un giorno m'è caduto".
Solo i bambini chiedevano quale, e lei allora si chinava abbassando gli occhiali e ribattendo
"tu cosa ne dici?"
Spesso i bambini rimanevano interdetti nel vedersi rispondere con la loro stessa arma, l'impudenza; altri, sfacciati, azzardavano un questo, ma allora subito la madre sbottava un po' imbarazzata in un
"ma no bimbo, non si fa, non si dice!"
esattamente come previsto dalla signora Rosi.

lunedì 13 ottobre 2008

Luna Piena, in Ariete

Voglio un salotto barocco

Pravo! Pravo! Ma come, se ne va? Ma come? Se ne va, non risponde, si rifiuta alla disanima? Ma scusi, è qui: svisceri, esponga, proponga, discuta! No: lei è una che dice in generale chissenefrega, che è un modo un po’ a destra di contestare, comunque è già qualche cosa.
Ma siamo giusti: si presenta qui, in televisione, con un vestito di pezzetti di straccio, gli stivali, la minni – è un po’ antiquatina come mise, mi pare, è roba del mese scorso; io sono un pochino oltre: io vengo qua nuda! Adesso uno mi potrebbe anche dire "cosa vista, nude look, ti vedo e non ti vedo" – no! Io vesto nuda! Mi sono fatta crescere un pochino i capelli, unicamente non per andare incontro a una morale borghese, per carità, ma per ragioni fisiologice… fisiologiche, vero. Non so, un po’ di freddo, un foruncolino, una cosa così. Però su: braccia, mani, piedi – nudo! e sotto i capelli tutto uguale!
Lei invece cerca una realtà storica – io le rifiuto in massa le realtà storiche – lei va incontro al folklore! Noi l’abbiamo vista vestita da araba, da russa, western… io no invece. Io nuda, integrale.
Cos’ha fatto? Discutiamo un momento perché è interessante – io la devo contestare, è inutile – discutiamo un momentino: cos’ha fatto prima? Ha ballato uno shake. Lei è ancora chiusa nello schema del ballo! Lei balla, io cammino! Fatemi qualsiasi ritmo – lei ci balla sopra, io ci cammino sopra; marcia uguale progresso. Per favore, base shake! [parte Il Paradiso] Lei [balla]. Io [cammina].
Io sono libera rispetto al suono. Io vado oltre e do un senso sociale: cammino quindi avanzo.
Io leggo sul giornale che lei dice che fare uno special in tv per lei è un bel colpo… che è contenta di avere una Rolls… che è emozionata perché deve anche imparare a parlare! Ma le basta di imparare a cantare e ha chiuso, è fregata!
Eh, mi dispiace: io sono oltre. Io sono contenta, ci tengo, di avere meno qualità di lei. Io voglio andare più in basso: io sono pronta a indire uno sciopero della fame per combattere l’annosa categoria delle brave. Ecco. Lei, invece, accede proprio alla realtà dell’imparare. Lei ha un salotto e lo ostenta completo di cane e pelli di zebra! Io invece in casa mia ho meno dei Lennon – John Lennon e la cinese, che hanno i mobili a metà – io ho: gambe tavolo, spalliera sedia, molle divano, basta.
Io non sono off; io sono offoffoffoffoffoffoff.
A me dispiace, perché Patty Pravo era qualcuno – una ragazza di Venezia, nata Strambelli, con nonna, completa di conservatorio, viene a Roma, ti diventa: Pravo, del Piper, rauca, stonata! Perché intonazione pochissima, vero? Parenti nessuno, tranne batteristi, trombettisti… Era una promessa, invece adesso ne sta venendo fuori il sottofondo, il background, il retroterra.
Lei fa sentire, ormai, che c’è sotto un’educazione – si disimpegna, si sta commercializzando, mi dispiace tanto, ma è così. Lei canta – si sente l’educazione musicale? basta, è chiuso, vero? – lei canta con la base, l’ha dichiarato al video, è una vergogna! Io invece canto col ritmo primigenio. Canto… dico. [clap! clap!] E dico impegnata. [clap!] Sporchissima. Bruttissima. Intronatissima. Impegnatissima. Io lotto. Combatto. Perché?
Perché voglio un salotto barocco
un marito e quattro bebè
un brillante e sette visoni
perché uno chi è che non l’ha
la la la
la la la
la la la
la la la…



http://it.youtube.com/watch?v=EhS7k1DBkys&feature=related

domenica 5 ottobre 2008

Quasi Primo Quarto, Luna in Sagittario

Parigi conferma la fine del volume già notata a Milano; ma se quel volume a Milano cade, cede, capitola rovinosamente come le modelle di Prada (i cui capitomboli sono già culto) e si sgonfia, si affloscia o si squarcia in migliaia di frange, a Parigi il volume shhup! si ritira e si prosciuga. Così i nefasti leggings si arrampicano su per il corpo e avvolgono ora tutta la figura - come da Balenciaga, dove aldilà dei soliti futurismi ciò che colpisce di più sono appunto le calzamaglie colorate che coprono tutto, mani e scarpe comprese; o come da Margiela, che saluta e se ne va dopo vent'anni di onorato servizio con una sfilata esemplare, folle e magistrale come solo lui sa essere, e dove le modelle hanno il volto insaccato nella lycra color carne o indossano le parrucche alla rovescia, curiosa alternativa al trend milanese delle frange - ma siamo a Parigi, c'est possible. Solo per questo infatti è perdonabile l'uscita di Sonia Rykiel di abito con stampato il suo faccione e finti capelli rossi a incorniciarlo, una specie di inquietante pelliccia, così sublimamente orendo da sfiorare il capolavoro camp.

Alexander McQueen invece imprigiona i capelli delle modelle in retine che li schiacciano sul viso e, sotto gli abiti strutturati, mette dei top di tulle trasparente ricamato, che fa molto Leo Gullotta quando diventa la signora Leonida. La cosa più interessante sono forse le stampe: venature del legno, ma perfettamente simmetriche, così come le sfaccettature del diamante sono speculari sulle metà del corpo. E se a primo impatto i completi stampati strizzano l'occhio (anche tutti e due, volendo) a Balenciaga, il concetto di volume che le angolature del diamante suggeriscono è in realtà appiattito dalle stampe, diventando quindi quasi uno scimmiottamento di Balenciaga e delle sue costruzioni. Il diamante è comparso anche da Margiela, ma senza impacci concettuali: un top perfettamente tondo e piazzato sopra la modella come un'enorme pizza Napoli. E rieccoci a Prada (i miei lettori conoscono la mia monomania): gli orecchini erano pendenti di brillanti, guarda un po', e soprattutto ora ha un senso lo stropicciato, se non lo si chiama più stropicciato ma multisfaccettato. Mentre alle stampe legno di McQueen Miuccia contrappone il pitone pixelato, il suo modo per tornare al "primitivo" ma allo stesso tempo guardare avanti. Allusiva e sottile: pensiamo al "fantasmino" indossato sotto quei 16cm di platform: oltre a reinterpretare quello che è ormai un classico di Prada - il sandalo col calzino, come moltre altre soluzioni nerd - conferma il concetto di "sacco" che fa da fil rouge tra gli abiti (appesi e allacciati da nastri, come a "imbustare" il corpo) e le borse, appunto dei semplici sacchetti di pelle. Infatti, più che di "fantasmino" dovremmo parlare di "sacchettino per i piedi", degno erede di quel laccio color carne che gira intorno alle scarpe di questo inverno - inverno del must del collo coperto, e infatti questo laccio passa appunto sopra il collo del piede.

Torniamo al pixelato, o meglio quadrettato, che compare anche da Dries Van Noten - meglio l'uomo che la donna, ma tant'è - e da Yves Saint Laurent, che Stefano Pilati disegna rincorrendo una certa "voglia di semplicità", ma non la raggiunge, ops.

"Very Facchinetti" la collezione di Valentino, anche troppo. Trombata per la seconda volta dalla lobby degli accessori, come con la malefica Frida da Gucci, Alessandra si ritrova di nuovo in miezz'e via nonostante una sfilata graziosa e bon ton (o anche, volendo, insulsa come l'acqua tiepida) al punto giusto per far licenziare la figlia di Roby dei Pooh praticamente il giorno stesso. Che la sua vera vocazione sia la musica?

L'ultimo giorno di sfilate si chiude con Louis Vuitton - "boh?" - un Alber Elbaz per Lanvin molto applaudito (un bel lavoro, forse un po' troppo fru fru e con gli ennesimi accenni a Ghesquiere, ma che ci vogliamo fare) e Miu Miu, destinata ad essere sempre un gradino sotto Prada, ma contemporaneamente un passetto avanti. Collezione "Pompei", quindi, perché siamo avanti: plissé ovunque (carina l'idea che sia logoro e consunto, ma mi fa un po' troppo Chanel quest'inverno nel tentativo di avere i suoi 5 minuti di modernità), accessori in rettile o in juta (e scarpe "normali" e soprattutto sicure) e tanti grembiulini, plissé, noblesse oblige. Il pixelato di Prada mette la retromarcia e ripropone in stampa i mosaici della città sepolta (non a caso il filtro per pixelare in Photoshop si chiama Mosaic) con il tocco dada della lava che cola qua e là. Cave Miucciam.


giovedì 25 settembre 2008

Ultimo spicchio di Luna, in Leone

Uscendo da molte stazioni della metro a Milano e osservando la mappa della città affissa in tutte le fermate, si può notare che proprio l'area interessata dalla fermata in cui ci si trova è stata cancellata; evidentemente opera di qualche Mr Simpatia che ha voluto fare uno scherzo a quelli che consultano la mappa, ovviamente, per orientarsi. Eppure questo buontempone ha fatto qualcosa di più di un semplice scherzo: ha sfiorato la tipica operazione dell'artista contemporaneo - rendere inusuale il banale e costringere a cercare altre soluzioni, o se non altro a riflettere. Poi magari nessuno ha mai ripreso la metro per scendere alla fermata dopo e consultare la mappa per la fermata prima - normalmente ci si secca, alquanto - però quel tizio è un genio, probabilmente senza saperlo.
La stessa reazione, in questo caso consapevolmente, cerca di provocare Miuccia Prada con le sue collezioni - e puntualmente il commento più inflazionato ad ogni nuova sfilata si aggira pressapoco intorno al "che merda".
Stavolta, non con tutti i torti: per quanto figa, ci sono stati più scivoloni - non solo metaforici. Intanto, lo stropicciato: ancora? Certo il pizzo è un materiale antico, ma era così non-Prada da diventare di diritto un nuovo classico. Miuccia ci ha regalato versioni ben più fighe dello stropicciato, come quello della P-E '06; questo, con anima di fili metallici (speriamo non punitivamente tossici) sembra vecchio e un po' del bazar. C'è una stampa a pesci e sirene che ricorda la narf di "Lady In The Water" di M. Night Shyamalan e una stampa pitone pixelata, bella e molto Prada, come anche il tessuto effetto carta che ricorda le sgonfiure di Oldenburg.
A proposito di sgonfio: finalmente. Dopo anni di forme a uovo, a palloncino, a sfera, a triangolo, a clessidra, e da ultimo a cubo (vedi "La Collezione delle Sfortunate" di Francisco Costa per Calvin Klein) finalmente i volumi perdono massa, cedono come un soufflé dell'Esselunga, capitolano come la pelle di Marta Marzotto. Nicolas Ghesquiere s'è tirato la zappa sui piedi nell'A-I '08 con quei top drappeggiati (orendi) dando il là al nuovo trend, ma
siamo sicuri che saprà tenere banco.
Torniamo a Prada: l'altro scivolone è stato quello di non spingere su questa "nuova" immagine sgonfia - manca quel look straordinariamente forte e d'impatto che è una delle carte vincenti di Miuccia. Eppure, qualcosa mi dice che è tutto voluto - la loffietà generale, questo fare dei passi indietro, persino la caduta della modella (che Miuccia ha convertito in pinzimonio per l'happy hour post-sfilata) sembra essere il segno di una volontà superiore.
Quella che, come già vaticinato da un'inedita Cassandrah, annuncia il ritorno degli anni '90.
Ecco che allora tutte le tessere del mosaico trovano il loro posto e mostrano l'oscuro proposito della Signora di scavalcare il barocco concettuale delle collezioni degli ultimi anni per gettarci tutti nelle tenebre minimal dello scorso decennio. Io ve lo dico, eh.

La modella che precipita dai platform, oltre che far capire che di platform non se ne può più, non potrebbe simboleggiare meglio il nuovo trend "cascante". A Milano c'è già chi si adegua: Jil Sander in prima linea, con un'altra primavera da applausi, dove il filo conduttore è la frangia (non me ne vogliano i miei lettori, ma questo gioco di parole è così English!), snobbata da Miuccia che l'ha già lavorata due anni fa e sostituita da lunghi e spessi nastri.
Jil Sander è il minimal, e saluta questo decennio di baracche con un inedito colpo decorativo: gli orecchini - pendenti, come il trend vuole - e se da Prada sono meno insoliti, non sono meno allarmanti, ma da Jil Sander sono addirittura inquietanti. Perché "Jil Sander" e "decoro" è chiaramente un ossimoro.
Persino Aquilano e Rimondi si adeguano al nuovo trend, in modo così personale e così fresco (62 e 67 sono effettivamente le loro date di nascita) che non si può che definire la loro collezione superloffia.
Complimenti a Dolce&Gabbana, che sfornano una collezione di pigiami, in ritardo giusto di un anno con i pigiami delle fatine della solita Miuccia.
E se Marni ha perso la trebisonda ("La Collezzaglia", 60 uscite di brutture - quando invece Miuccia scende a 39) tanto vale dare definitivamente per spacciata Frida Giannini, convinta evidentemente di essere il nuovo direttore creativo di Just Cavalli.
Perché al peggio non c'è limite - infatti Giorgio Armani è ancora in giro. Loose.

martedì 16 settembre 2008

Luna Piena, appena Calante, in Pesci

L'ha fatto Miuccia - per prima, ovviamente. L'ha fatto Apple e l'ha fatto Giorgio.
Perché Jil Sander dovrebbe negarsi al cellulare touch-screen? Il suo gusto sobrio ma decisamente radical porterebbe un po' d'innovazione, se non altro estetica, a questo noiosissimo item.
Intanto sarebbe squadrato. Niente smussature: angoli tagliati a vivo.
Nero come la pece e lucido come uno specchio. Lo schermo, quando si illumina, passa ad un luminoso grigio antracite.
Niente orpelli, quindi niente tasti -orrore!- buchi, spie luminose, cavetti, niente. Si carica per strofinamento: l'unico oggetto in dotazione infatti è un ruvido panno di feltro di lana tedesca, ça va sans dire, con cui strofinare accuratamente il prezioso mobile. Se il figlio della vostra colf è in età puberale, datelo a lui.
Niente opzioni: no foto, giochi, mp3, wap, msn o sigle affini. Solo numeri; si possono salvare, ma il cellulare, per uno strano caso, non memorizzerà che nomi di battesimo, rifiutando invece qualsiasi tipo di nomignolo, soprannome, diminutivo e/o vezzeggiativo.
La suoneria è una melodia a metà strada tra le onde sonore emesse dalle balene e gli ultrasuoni dei pipistrelli; il cellulare non vibra, ma emette una leggera scossa elettrica.
Ed è un unico blocco di marmo nero.

Special Thanks to: Citizen A, Taffetas

domenica 7 settembre 2008

Da Piccola Enciclopedia d'Igiene Sessuale del Dott. Seraine

Parte II

La donna si trasforma nel corpo e nello spirito: tutto si anima in lei e con le maggiori e migliori rotondità, i suoi occhi brillano e lampeggiano o si attenuano in sguardi di fremente languore.
[…] Non c’è differenza tra il sangue che scorre nei vasi e quello delle regole, benché gli antichi, compreso Paracelso, lo abbiano considerato un veleno.
Durante i mestrui le donne devono osservare scrupolosamente le norme igieniche, perché la minima imprudenza potrebbe avere irreparabili conseguenze […] Due giovanette di buona famiglia, soltanto per essere scese in cantina, che era fredda e umida, subirono la cessazione del flusso, con una conseguente paralisi delle gambe, di cui una non guarì mai più […]
Se confonde l’uomo con lo yeti, il Dott. Seraine non si smentisce con la donna, che, stando a questa descrizione, è un incrocio mitologico tra Catwoman, Poison Ivy e Moana Pozzi.
Magari le perdite mestruali non sono veleno, ma sicuramente fanno schifo. In effetti, la connotazione maligna delle mestruazioni è diffusa in diverse culture: le donne ebree, in quei giorni, erano costrette in casa e veniva proibito loro di fare alcunché – sarebbe stato nefasto. Dall’ebraismo al cristianesimo: la Madonna, oltre che priva del peccato originale, secondo il dogma non aveva nemmeno
le sue cose. La figura sacra femminile per eccellenza non si può quindi considerare nemmeno donna, in quanto non diventò mai signorina.
Le norme igieniche sono tuttora un buon precetto, ma non una questione di vita o di morte; oggi esistono modi molto più
cool per rimanerci secche, letteralmente, ed eliminare anche il fastidioso inconveniente delle mestruazioni: l’anoressia, ad esempio.


Il fanciullo è portato, da un impulso involontario, verso i piaceri dell’amore e non soltanto per un soddisfacimento fisico dei sensi. È il cuore che reclama pure la sua partecipazione alla gioia. L’amore limitato sino allora ai genitori, ai familiari, agli amici, esige quello di una persona dell’altro sesso e della stessa età. La vita sembra inconcludente se non possono unirsi anima e corpo, e sarà veramente infelice colui che durante questo periodo non potrà sviluppare tutte le sue facoltà intellettuali e fisiche. Verrà relegato nei ranghi inferiori della società, costretto a vegetare […]
Pensiamo alle povere suore di clausura. I preti invece si danno molto più da fare.

Il prematuro uso degli organi genitali ha conseguenze funeste, come vedremo appresso: genera figli malaticci e delicati, che raramente giungono alla maturità, ritarda lo sviluppo dei genitali, nuoce alle loro forze, altera la loro costituzione e abbrevia la loro vita.
È necessario non dissipare questa energia in gioventù, in pura perdita, per un semplice godimento sessuale: ma è bene combattere le passioni e vincere i desideri. È questo un vero trionfo dell’energia morale. Seguendo questo precetto i giovani impareranno a diventar uomini più completi.
[…] Oggi si cerca di liberarsi presto dal fardello della castità: i giovani prima ancora di essere completamente sviluppati abusano dei piaceri sessuali, per cui da uomini sono già spossati e ne provano disgusto o noia […]
Pessante, pessante fardello. Pensiamo a Lisa Sparxxx, la pornostar che nel 2004 ha sostenuto una gang bang con ben 919 uomini a fila (chissà se avevano il numerino). Che schifo.
Sicuramente era disgustata e s’è annoiata a morte, poverina.


I genitori devono invece salvaguardare i propri figli dall’onanismo, premunendoli contro i mali ch’esso produce. Questa triste abitudine viene presa ordinariamente nelle grandi città, nelle pensioni, nei collegi e nei conventi. Le sue vittime sono troppo numerose e si contano così tra i giovani come tra le fanciulle. Nei giovani l’onanismo si chiama masturbazione, nelle ragazze clitorismo.
I ragazzi dediti a questo vizio si riconoscono per l’isolamento: sono pallidi, tristi, intontiti, camminano a testa bassa, dimagrano, si incurvano, perdono la memoria, la mente è ottusa. Le perdite non tardano a diventare spontanee e l’erezione, segno di forza e di formazione, sparisce.
Nelle donne il seno si rammollisce e fetide perdite le indeboliscono.
Dice Zimmermann: “Vidi un giovane di ventitrè anni che, dopo essersi indebolito con frequenti masturbazioni, divenne epilettico. Tutte le volte che aveva polluzioni cadeva in uno stato d’epilessia completa; la medesima cosa gli accadeva dopo le masturbazioni, dalle quali non si asteneva malgrado di tutto ciò che gli si diceva. Infine ebbe grandi eccessi e lo si trovò morto una mattina nel suo letto”.
Uomo avvisato, mezzo salvato.

I medici conoscono tanti dolorosi casi di giovani e di fanciulle, che, dapprima sani, presentano sintomi di gravi esaurimenti dopo aver preso il vizio. Bisogna prevenirlo, perché è difficile smetterne l’uso se subentra l’abitudine. E le conseguenze sono sempre gravi, talvolta funeste.
I genitori non devono mai dimenticarselo. È bene che seguano , tra le altre, queste precauzioni:
1 – non dare ai giovinetti cibi troppo sostanziosi o eccitanti, come carni, vino, caffè, ecc. soprattutto la sera;
2 – non farli coricare in un letto troppo caldo o troppo molle (è meglio che si stanchino fisicamente durante il giorno e alzarli appena desti, esigere che tengano le mani sulle coperte e farli dormire sul fianco);
3 – non mettere diversi giovanetti nel medesimo letto;
4 – lavarli ogni giorno con acqua fredda e usare bagni tiepidi in ogni stagione;
5 – abiti non stretti alla vita, perché la non libera circolazione del sangue e l’ingorgo che ne risulta sono pericolosi. La camicia e il panciotto di lana non devono essere troppo lunghi, né i pantaloni, da adottare tardi, troppo stretti;
6 – non parlare di argomenti delicati in loro presenza, sorvegliando che i fanciulli di sesso diverso non si spoglino alla presenza reciproca. Anche nei bambini va curato il senso del pudore, guardiano della castità;
7 – sorvegliare le letture;
8 – salvaguardare i fanciulli dalla corruzione delle istitutrici, delle domestiche e dei condiscepoli. La corruzione ha perduto molti di loro;
9 – la pigrizia è una delle cause ordinarie del vizio. Chi non ama i giuochi, non gusta niente, passa da una cosa all’altra, si tocca orecchi, capelli, si dondola sulle sedie, infine si abbandona all’inerzia del corpo e della mente, è facile preda del vizio;
10 – infine se, malgrado tutto, il vizio sopravviene, è necessario esaminarne le cause, che potrebbero essere i vermi intestinali, certe affezioni della pelle accompagnate da prurito, ecc. È allora una malattia da combattere come tale.
Tutte cazzate, e lo sappiamo, anche se mi sfugge in quale modo possa condurre alla masturbazione un panciotto di lana; ma dev’essere lo stesso principio che trascina nel vizio chi si tocca le orecchie.

domenica 31 agosto 2008

Dalla Piccola Enciclopedia d’Igiene Sessuale del Dott. Seraine [Ed. Giachini; all'interno del volume non compaiono né l'anno della prima pubblicazione né delle ristampe, ma può dare un'idea della datazione il prezzo impresso sul retro: L. 400]

I due sessi – uomo e donna, maschio e femmina – sono portati dall’istinto sessuale, che è un impulso naturale, ad unirsi al fine di conservare la specie.
Questo istinto, che ha una così grande parte nella vita morale e fisiologica dell’uomo, lo contrassegna interamente con la sua impronta, a seconda della forza o della sua debolezza. Esso ha un’influenza benefica o perniciosa derivante, nei limiti della natura, da una legittima soddisfazione o dall’abbandono a se stesso. Anche la funzione genitale sottostà alla stessa legge, perché è chiamata a concorrere alla conservazione della specie.
Ma mentre negli animali questa funzione è disciplinata da una regola stretta e invariabile, ché altrimenti sarebbe stato messo in pericolo il perpetuarsi di qualche razza, la natura ha concesso all’uomo il libero uso, quasi volesse onorare così l’essere raziocinante. Così, mentre negli animali il tempo per l’amore ricorre a periodi fissi e di massima una volta l’anno, l’uomo può valersi della potenza sessuale in qualsiasi momento.
I due sessi sono guidati dall’istinto sessuale secondo logiche peculiari rispettivamente al maschio e alla femmina: per il maschio si parla di necessità, per la femmina di voglia. Dalla dicotomia di questi due princìpi deriva gran parte della letteratura, del teatro, dell’arte e in pratica la serie completa più il film di Sex & The City.
Il più delle volte, l’ultima delle cause da cui scaturisce l’atto sessuale è la procreazione. Generalmente, si fa sesso per: piacere, favore, noia, senso del dovere, senso di colpa, soldi, salire nella gerarchia aziendale, diventare valletta, eccesso di alcool e/o sostanze stupefacenti, moda, dislessia del “no”. A queste macrocategorie sono riconducibili in sostanza tutti i motivi che causano l’atto sessuale – tutti tranne la continuazione della specie. Chi fa sesso perché teme per la sopravvivenza della razza umana è uno sprovveduto.
Il fatto che, a differenza degli animali, l’uomo copuli in sostanza tutto l’anno, deriva semplicemente dal fatto che tutte le motivazioni sopra elencate non possono certo risolversi in un unico amplesso annuo; anche perché questo significherebbe vivere in un sistema quiescente per tutto il resto dell’anno, poiché, come si può facilmente dedurre, il sesso è uno dei motori del mondo.

Con il risveglio della vita sessuale nasce il pudore, che è una caratteristica della nostra specie e ci distingue dagli altri animali. […] I giovani prendono le note caratteristiche del maschio, con la pelle meno bianca, i capelli più ruvidi, i muscoli più sviluppati, e la fisionomia diventa più seria, virile. Anche gli occhi si fanno più vivi e ardenti e la prima barba sostituisce la lanugine. Si aggiunge inoltre lo sviluppo del cervelletto, la cassa cranica aumenta di capacità e misura, anche in relazione agli studi e all’intensità del pensiero, il sistema osseo termina di crescere in altezza, la laringe cambia di calibro, la lingua diventa più larga. A loro volta gli organi genitali acquistano in volume l’efficacia necessaria per le loro funzioni: i testicoli ingrossano del doppio e operano la secrezione degli spermatozoidi; il pene assume una grossezza proporzionata e diventa suscettibile di erezione, mentre lo scroto prende un colore bruno.
Il pudore è quel processo per cui i maschietti smettono di correre in spiaggia col pisellino al vento, mentre le femminucce indossano il loro primo bikini. In particolare per queste ultime, però, non è una regola fissa, giacché molte bambine insistono col voler indossare il due pezzi già a 6 anni. In questo caso la madre accorta opererà in silenzio e attentamente, affinché la figlioletta di lì a qualche anno non diventi malafemmina, o meglio zoccola.
Si riduce essenzialmente a quanto descritto il concetto di
pudore, ormai considerato agé come il concetto di buon gusto, discrezione, dignità. Infatti Paola Perego è ancora a piede libero.
Lo sviluppo sessuale del maschio in sostanza non è cambiato, solo il Dott. Seraine ha virato un tantino verso la descrizione dell’abominevole uomo delle nevi: mi sento di dissociarmi da caratteristiche come i capelli ruvidi, la lingua larga, lo scroto bruno; quest’ultimo in particolare mi causa un certo ribrezzo, e anzi consiglio a chiunque si stia controllando le palle in questo momento di correre dall’andrologo qualora queste siano effettivamente marroni. Correte, a tutta birra.
Ci sono altri particolari non meno inquietanti o degni di nota che il Dott. Seraine descrive con allarmante placidità:
1 –
la fisionomia diventa più seria. Difficile trovare un adolescente che non abbia, in maggiore o minore misura, la faccia da coglione. Ad alcuni, terminata l’adolescenza, non passa.
2 –
gli occhi si fanno più vivi e ardenti. Diretta conseguenza del primo punto: difficile trovare un adolescente che non abbia, in maggiore o minore misura, lo sguardo da triglia. Forse però il Dott. Seraine intendeva dire, con quei “vivi” e “ardenti”, che con l’adolescenza il maschio conosce il suo unico, grande pensiero fisso: scopare. Ne consegue un “vivo e ardente” sguardo da assatanato.
3 –
la cassa cranica aumenta di capacità e misura, anche in relazione agli studi e all’intensità del pensiero. Cazzate. Interessante però il legame tra misura e intensità; viene da chiedersi se il Dott. Seraine considerasse questo binomio valido anche per quanto riguarda altre misure e altre intensità.

Ho tralasciato alcune osservazioni, ma sono di natura sì densa e corposa che ne rimando la trattazione ad un post interamente dedicato. Al pene, of course.

domenica 24 agosto 2008

BEE

Nel presentarla sul palco del Live8, Bob Geldof l'ha definita "the Queen Bee": regina, indubbiamente, ma operaia - produttiva, efficiente, instancabile.
Così eccola imbarcata in un nuovo tour, e dato che la stampa mondiale non è in grado di scrivere un articolo che schivi le solite banalità sul re-inventarsi e sul fatto che, nonostante l'età, la Regina ha dei bicipiti impressionanti, ci proverò io.
Avrei forse chiuso un occhio - e un orecchio - di fronte a tante cose, se avessi avuto un biglietto per Roma; ma dato che così non è, mi riservo un po' di stizza, la stessa che la volpe dimostrò nei confronti dell'uva.

Lo show si apre, com'era prevedibile, con Candy Shop; l'intro assomiglia a quella del Drowned World Tour 2001, senza vapore ma nemmeno senza teatralità - niente a che vedere con la palla gigante del Confessions e con il suo faccione che compare sul megaschermo e annuncia "I'm gonna tell you..."
Madonna entra in scena esattamente come nel mini-tour promozionale di aprile: stessi backdrop, stesso trono made in China, stessa posa ginecologica, come si addice appunto a una Regina. Il giacchino con curioso gioco di volant lavorati l'ha disegnato Riccardo Tisci, direttore creativo di Givenchy - e se ce l'ha fatta uno che firma i bozzetti Tisci Riccardo, allora c'è speranza per tutti. Lo sguardo è a metà tra il tronfio e il terrorizzato, ma Madonna è diesel: ci mette un po' a scaldarsi, ma poi va. Il problema è che ci vogliono un po' di show.
Tolta quell'orribile giacchina è il momento di Beat Goes On, cantata in maniera imbarazzante. Sui megaschermi Pharrell, sul palco un macchinone da tamarra. Lo stile pimp, I suppose.
Per il terzo pezzo Madonna imbraccia la chitarra, che ha imparato a suonare per riprendere fiato (come vedremo più avanti), si mette una tuba bianca (perché?) e canta Human Nature, ignorando placidamente il fatto che sembra il cugino viados di Grace Jones. Britney Spears sul megaschermo offre una performance concettuale che la vede bloccata in ascensore e comprensibilmente turbata. Il tutto, se interpreto bene, dovrebbe essere una metafora sull'ascesa di Britney e sull'oppressione della fama, a cui Britney ha reagito come sappiamo. Ma it's human nature, quindi Britney è not sorry. Da parte di Madonna un gesto carino e indovinato, peccato che nessuno dei giornalisti beceri che hanno scritto di ieri sera sembri essersi accorto del video - e sì che alla fine si sente chiaramente "it's Britney bitch".
Parte una musica che sembra 4 minutes, e invece no: è Vogue. Qualunque fan perbene sa che c'è un solo modo per cantarla: col cicalino, la schiena dritta, il mento alto. Questa curiosa versione, invece, a parte le fastidiose trombette di 4 minutes, ci regala una specie di danza dell'orango particolarmente elegante e raffinata. Sembrerebbe poi che i costumi e il mood ricordino molto da vicino la versione di Vogue dello Showgirl Tour di Kylie. Non contenta, Madonna taglia il pezzo che ha dato speranza a milioni di fan bruttini e single: beauty's where you find it, not just where you bump and grind it.

Si chiude la prima sezione e sullo schermo compare Madonna in versione boxeuse, secca secca, brutta e con quel capello vagamente alla Courtney Love - leggi "unto". Il pezzo è Die Another Day, la regia di Tom Munro (Give It 2 Me). Sul palco/ring si sfidano due ballerini coi guantoni; la scena ricorda uno degli interludi del Girlie Show ('93), dove due ballerini in pantaloni mimetici inscenavano una battaglia a metà tra il duello e il sesso sulle note di The Beast Within. Madonna non è nuova alle citazioni di se stessa, e il ricordo del Girlie Show sembra tornare in più punti, come ad esempio già nelle coreografie di Beat Goes On e Vogue.
Into The Groove apre la sezione "Old School", dedicata all'atmosfera degli esordi di Madonna a New York nei primissimi '80. Ecco allora che ad accompagnare il pezzo sui megaschermi prendono vita le figure stilizzate di Keith Haring, in quello che si potrebbe definire un "affettuoso omaggio" (leggi: "plagio clamoroso").
Segue Heartbeat, che inizia ovviamente con le immagini di un elettrocardiogramma e Madonna che fa finta di essere svenuta - ottima scusa per riprendere fiato, già usata tra La Isla Bonita e Lucky Star nel Confessions.
E, a proposito di prendere fiato, ecco che Madonna riprende la chitarra per la versione rock di Borderline, in sostanza lo stesso concetto di Burning Up nel Re-Invention ('04).
Dimenticavo: il costume. Il completino da ginnastica di Lola, essenzialmente, più un simpatico paio di occhiali a forma di cuore e, a completare l'aria sbarazzina, due mollettine nei capelli (questa donna ha 50 anni).
She's Not Me vede sul palco quattro ballerine in storici look del passato, in un gioco tra il metaforico e l'ironico; già che le piace citarsi, sarebbe stato molto più Madonna usare dei ballerini, ripensando alla sfilata-omaggio delle drag queen agli Mtv VMAs del '99, in cui aveva formulato una delle frasi più intelligenti della sua carriera: "all I have to say is that it takes a real man to fill my shoes". Eh già.
Non contenta di avere eliminato Holiday dalla scaletta, come nel Confessions, sposta Music, che sembrava essere diventata un classico da finale, alla fine della seconda sezione. La versione che canta è quella del remix di Fedde LeGrand, coreografia e video gli stessi già visti ad aprile al Roseland Ballroom.

Il secondo interludio è Here Comes The Rain Again degli Eurythmics (chissà se c'entra con Sing, il brano di Annie Lennox che Madonna ha cantato con lei l'anno scorso); sui megaschermi, qualcosa che ricorda molto, forse un po' troppo, il corto Trembled Blossoms che Prada ha lanciato sul sito in primavera per promuovere la collezione delle fatine. Stesso scenario, stessa donnina bianca. Mah, sarà il modo di Madonna di "ispirarsi", così come il video di Britney su Human Nature è "ispirato" a una scena dell'ultimo film di Guy Ritchie. Ma lì resta tutto in famiglia.
Il terzo atto, "Gypsy", si apre con una suggestiva "gabbia" sulla quale sono proiettate immagini di acqua che zampilla. All'interno, Madonna indossa un mantello nero, sempre di Tisci Riccardo, e canta Devil Wouldn't Recognize You.
Segue Spanish Lesson, in cui Madonna rivela un abitino svasato con curiose applicazioni e ninnoli vari dai mille colori, con una prevalenza di rosa shocking. Anche questo capolavoro di stile è firmato Tisci Riccardo. Mi riservo di non commentare la canzone.
Terza pausa-chitarra per Miles Away, anche se mi sfugge cosa la renda "gypsy".
Prima di La Isla Bonita un piccolo interludio sulle note di Doli Doli, una canzone folk rumena o giù di lì. A Madonna è piaciuta così tanto l'esibizione coi Gogol Bordello al Live Earth l'anno scroso, che ha deciso di ripeterla pari pari, in un mash con un'altra canzone folk, Lela Pala Tute '__'
Chiude la sezione You Must Love Me, l'unica canzone cantata bene, e bene davvero (relativamente alle possibilità di Madonna). Sullo schermo le immagini di Evita, la prima volta che compaiono in un tour - anche se trovavo molto più azzeccata la versione decontestualizzata dal film di Lament nel Re-Invention.

L'ultimo interludio porta la firma di Steven Klein, (come anche il video con Britney); Madonna c'è e canta una versione rimaneggiata di Beat Goes On più piccoli pezzi dai singoli di Hard Candy, ma la scena è dominata da varie immagini di cronaca e da molti volti noti, in una suddivisione (che vuole essere provocatoria, ma è solo inelegante) tra buoni e cattivi. Bah.
La sezione finale è "Rave", ma è solo un titolo. Madonna torna in scena con 4 minutes, parrucca con frangetta (perché?) e corazza da rugby. Di strass, ovviamente. La performance è la stessa del Roseland Ballroom, senza Justin, ahimé.
Segue Like A Prayer, in un mash con non ho capito cosa, ed è subito delirio.
Ed ecco l'ultima, immancabile pausa-chitarra della serata. E sembra di tornare a due anni fa: Ray Of Light, la stessa versione, lo stesso video alle spalle di Madonna. Le piace proprio citarsi.
E pensa bene di prolungare la pausa camuffando Hung Up con una versione rock, così che il millantato "rave" perde molta dell'energia che un pezzo così trascinante (anche se inflazionatissimo) porta. Ma è comprensibile avere il fiato corto, dopo due ore di cambi d'abito.
Lo show si chiude con Give It 2 Me, un finale forse un po' azzardato, se non altro a livello vocale - infatti per metà è in playback. Madonna ha quanto meno il buon gusto di non straziare il pubblico come aveva fatto con Hung Up nel Confessions, 5 minuti filati di "time goes by so slowly"; stavolta se ne va abbastanza in fretta, mentre gli schermi si richiudono su di lei a scatola, un po' come nel Drowned World.

E così finisce. Dovrebbe migliorare col tempo, si spera. Ci sono cose che penso però rimarranno oscure, quesiti vecchi e nuovi: ma quei capelli? Sciolti e un po' mossi perché fa ragazzina? E tutte 'ste coulottes? E quella roba sulla coscia, che è? Un cerotto, dello scotch, o una brillante creazione di Tisci Riccardo?
Ma soprattutto, domanda che mi toglie il sonno ormai da anni: ma gli stivali neri? Perché? Che c'è dentro? Ormai mette solo quelli. Forse contengono delle zavorre che controbilanciano il peso delle cosce. Forse li usa per tenerci i fazzoletti. Forse ha perso le gambe in un brutto incidente, e gli stivali non si sfilano, si svitano.
Mistero.

sabato 2 agosto 2008

CANICULA

Quando la Luna è nella settima casa... pardon, quando Sirio sorge e tramonta col Sole, molta della gente evapora. Questo fa la gioia dei misantropi, se non fosse che la maggior parte della gente, dopo un numero di settimane che varia a seconda del patrimonio, ritorna.
A proposito di partenze, si dice: né di Venere né di Marte, non si comincia né si parte, ed è molto sciocco, perché in effetti martedì e in particolare venerdì erano anticamente considerati giorni propizi; se ora è il contrario, è grazie a quell'immensa azienda di marketing e gadget nota come Chiesa.
Nonostante questa potentissima lobby, sopravvivono ancora superstizioni e culti remoti; sui giornali di tutto il mondo si legge ancora l'oroscopo. Niente di scientifico, ma del resto sarebbe molto naïf pensare di poter spiegare il mondo solo attraverso la mente, e nemmeno l'oroscopo deve essere preso come unica categoria attraverso cui spiegare il destino: ad esempio, con il fiorire della New Age, verso la metà degli anni '90 si credeva che le donne potessero essere suddivise in cinque elementari categorie: "scary", "baby", "ginger", "posh", "sporty".

sabato 26 luglio 2008

sabato 12 luglio 2008

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Se la vostra vita è così insipida e insignificante da non avere niente di meglio da fare un sabato sera che sedervi al computer e scrivere di quanto piatta e monotona è stata la vostra giornata, allora dovreste probabilmente pensarci due volte prima di mettere online i vostri banali resoconti perché l’intero mondo sappia, o come il più delle volte accade, ignori. Questo comunque non ha fermato quella che sembra l’inarrestabile ascesa del fenomeno dei blog, che hanno trasformato la rete in un’infinita collezione di meditazioni ego-riferite su quello che il blogger ha mangiato per cena e perché X non lo degna di uno sguardo, e questo chiaramente non è ciò che la rete dovrebbe essere: il più grande e vario archivio mai esistito di film porno.

I blog, oltre alla loro incapacità di rappresentare una qualunque utilità per la persona che scrive (senza contare le persone che leggono), si possono riconoscere dall’approccio idiosincratico all’ortografia e dal totale rifiuto dello scrivente nei confronti della punteggiatura. Due punti, virgole e punto e virgola appaiono raramente, se non mai, e ciò si rivela essere in netto contrasto con la presenza del punto esclamativo, che finisce con l’essere ovunque, sia esso richiesto o meno. Tale è l’entusiasmo dei blogger per questo simbolo, che si trova solitamente in gruppi di tre o quattro per volta; lo stesso trattamento viene riservato ai tre punti, che si presentano solitamente nei multipli del tre. La k si può considerare una causa persa, giacché la maggior parte dei blogger sembra essere sopraffatta dalla dolore nel realizzare che al posto dell'amata lettera si dovrebbe usare una c seguita da una h.

[…] La maggioranza dei blog resiste per una manciata di settimane, cioè fin quando il blogger non giunge alla consapevolezza che ci vuole effettivamente molto più impegno di quanto non credesse per disincagliarsi da questa specie di non-sense. Questa consapevolezza si manifesta normalmente più o meno quando arriva la bella stagione, o quando il blogger trova un/a fidanzato/a. Ciò ha ridotto molte piattaforme a poco più che un cimitero di siti abbandonati – il tipo di cosa che potrebbe rappresentare un tesoro per gli storici del futuro. O meglio: lo sarebbe, se almeno uno di questi blog avesse qualcosa di interessante da dire.


(Liberamente tratto da Thickipedia, Blogs)