giovedì 25 settembre 2008

Ultimo spicchio di Luna, in Leone

Uscendo da molte stazioni della metro a Milano e osservando la mappa della città affissa in tutte le fermate, si può notare che proprio l'area interessata dalla fermata in cui ci si trova è stata cancellata; evidentemente opera di qualche Mr Simpatia che ha voluto fare uno scherzo a quelli che consultano la mappa, ovviamente, per orientarsi. Eppure questo buontempone ha fatto qualcosa di più di un semplice scherzo: ha sfiorato la tipica operazione dell'artista contemporaneo - rendere inusuale il banale e costringere a cercare altre soluzioni, o se non altro a riflettere. Poi magari nessuno ha mai ripreso la metro per scendere alla fermata dopo e consultare la mappa per la fermata prima - normalmente ci si secca, alquanto - però quel tizio è un genio, probabilmente senza saperlo.
La stessa reazione, in questo caso consapevolmente, cerca di provocare Miuccia Prada con le sue collezioni - e puntualmente il commento più inflazionato ad ogni nuova sfilata si aggira pressapoco intorno al "che merda".
Stavolta, non con tutti i torti: per quanto figa, ci sono stati più scivoloni - non solo metaforici. Intanto, lo stropicciato: ancora? Certo il pizzo è un materiale antico, ma era così non-Prada da diventare di diritto un nuovo classico. Miuccia ci ha regalato versioni ben più fighe dello stropicciato, come quello della P-E '06; questo, con anima di fili metallici (speriamo non punitivamente tossici) sembra vecchio e un po' del bazar. C'è una stampa a pesci e sirene che ricorda la narf di "Lady In The Water" di M. Night Shyamalan e una stampa pitone pixelata, bella e molto Prada, come anche il tessuto effetto carta che ricorda le sgonfiure di Oldenburg.
A proposito di sgonfio: finalmente. Dopo anni di forme a uovo, a palloncino, a sfera, a triangolo, a clessidra, e da ultimo a cubo (vedi "La Collezione delle Sfortunate" di Francisco Costa per Calvin Klein) finalmente i volumi perdono massa, cedono come un soufflé dell'Esselunga, capitolano come la pelle di Marta Marzotto. Nicolas Ghesquiere s'è tirato la zappa sui piedi nell'A-I '08 con quei top drappeggiati (orendi) dando il là al nuovo trend, ma
siamo sicuri che saprà tenere banco.
Torniamo a Prada: l'altro scivolone è stato quello di non spingere su questa "nuova" immagine sgonfia - manca quel look straordinariamente forte e d'impatto che è una delle carte vincenti di Miuccia. Eppure, qualcosa mi dice che è tutto voluto - la loffietà generale, questo fare dei passi indietro, persino la caduta della modella (che Miuccia ha convertito in pinzimonio per l'happy hour post-sfilata) sembra essere il segno di una volontà superiore.
Quella che, come già vaticinato da un'inedita Cassandrah, annuncia il ritorno degli anni '90.
Ecco che allora tutte le tessere del mosaico trovano il loro posto e mostrano l'oscuro proposito della Signora di scavalcare il barocco concettuale delle collezioni degli ultimi anni per gettarci tutti nelle tenebre minimal dello scorso decennio. Io ve lo dico, eh.

La modella che precipita dai platform, oltre che far capire che di platform non se ne può più, non potrebbe simboleggiare meglio il nuovo trend "cascante". A Milano c'è già chi si adegua: Jil Sander in prima linea, con un'altra primavera da applausi, dove il filo conduttore è la frangia (non me ne vogliano i miei lettori, ma questo gioco di parole è così English!), snobbata da Miuccia che l'ha già lavorata due anni fa e sostituita da lunghi e spessi nastri.
Jil Sander è il minimal, e saluta questo decennio di baracche con un inedito colpo decorativo: gli orecchini - pendenti, come il trend vuole - e se da Prada sono meno insoliti, non sono meno allarmanti, ma da Jil Sander sono addirittura inquietanti. Perché "Jil Sander" e "decoro" è chiaramente un ossimoro.
Persino Aquilano e Rimondi si adeguano al nuovo trend, in modo così personale e così fresco (62 e 67 sono effettivamente le loro date di nascita) che non si può che definire la loro collezione superloffia.
Complimenti a Dolce&Gabbana, che sfornano una collezione di pigiami, in ritardo giusto di un anno con i pigiami delle fatine della solita Miuccia.
E se Marni ha perso la trebisonda ("La Collezzaglia", 60 uscite di brutture - quando invece Miuccia scende a 39) tanto vale dare definitivamente per spacciata Frida Giannini, convinta evidentemente di essere il nuovo direttore creativo di Just Cavalli.
Perché al peggio non c'è limite - infatti Giorgio Armani è ancora in giro. Loose.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

finalmente l'allievo ha superato il maestro e non sono più costretto a scrivere di moda giacché a lei riesce meglio.


rimane cmq che a sto giro non posso astenermi: "che merda"

E. ha detto...

a me han detto:
"no, come ben sai, non si possono giudicare le sfilate di Armani secondo gli standard classici della moda"
no non lo sapevo...

confesso di aspettare le varie settimane della moda per leggermi i tuoi post, almeno quelli sono divertenti

la zitella illetterata ha detto...

@ andré: va bene darle del lei, ma addirittura del maestro... mi sentirei claudia koll che parla con tinto brass
@ e.: voglio nome cognome e indirizzo di chi le ha parlato così di armani. e voglio anche delle molotov

Anonimo ha detto...

si caghi puttanella arrivista

:""""""""""""(

Anonimo ha detto...

minimalbaroccominimalbaroccominimalbaroccominimalbaroccominimalbarocco...
e intanto il Rinascimento ce lo siamo perso per strada, tra capricci stuccosi, Re impiallacciati e vol au vent stracotti.

Io confido nelle nuove leve (ogni riferimento è puramente casuale ;)

When the Robins Came... ha detto...

..mi pare d'aver letto già della tua ostilità ad Armani, condivido, la cosa più bella è il ponteggio in via Manzoni (ci voleva un altro hotel). Su Miuccia un pò presto con lo stropicciato, anche se gli cambi nome, perfetta come sempre e ripetitiva, prevedibili i naturali. Tutte signore, basta andare in negozio e si è circondati da 50enni, da Marni anche, da Miu, uguale oh oh, ho detto e sono uscita. Sarebbe meglio un periodo di riflessione, sano minimal nero..
(scusa se non ti do del lei, ma non ti conosco).

.-)