giovedì 26 marzo 2009

Luna nuova, in Ariete. Dopo l'Equinozio di Primavera

Il marito della signora Rosi non era originario del paese di lei; per questo né la sua conoscenza né la sua compagnia erano mai state cercate, tanto più che a lui sembravano non interessare affatto - forse si sarebbe comportato diversamente in una comunità di persone un po' meno di paese, ma era ormai troppo tardi per scoprirlo.
Era morto. Pur essendo una presenza silenziosa, un fantasma, praticamente solo un nome vestito di un corpo, aveva scelto una maniera alquanto chiassosa di andarsene; un coup de théâtre.
Sembrava che i paesani non aspettassero altro - non tanto la morte del vecchio signore, no: volevano uno show.
L'unica che non aveva approfittato dell'occasione per schizzare di corsa fuori dalla propria ordinarietà era la signora Rosi; manteneva intatto il suo aplomb e quel senso dell'ironia che sfuggiva all'opacità delle menti di quel posto.
Non che non soffrisse; quello che la faceva stare male - o meglio, la indispettiva - era l'accanimento e la profusione di condoglianze di quella gente insipida e meschina, che pagava in questo modo il biglietto per poter assistere allo spettacolo della morte di suo marito. Ma l'aveva preventivato, così come aveva presentito con freddo intuito il piano di quell'uomo assurdo.

Achille Rosi era morto schiacciato da una palla di ferro, una di quelle che si usano per demolire i palazzi vecchi.
Il palazzo vecchio del caso era il piccolo condominio di fronte a casa Rosi, nel quale il signor Achille possedeva due piccoli locali che usava come studio; vale a dire che il signor Rosi trascorreva l'intera sua giornata là dentro, salvo il sacro momento della minestra, che aveva imposto a sua moglie come imprescindibile vincolo matrimoniale.
La mattina del fatto era uscito di casa prestissimo; la signora Rosi aveva creduto di scorgere in quella levataccia del sentimento, che portava il signor Rosi lontano per non assistere allo sbriciolamento del suo ritiro. In realtà, voleva semplicemente anticipare i muratori.
Era ancora troppo presto per stabilire se il signor Rosi fosse morto sepolto dalle macerie o proprio per il colpo della palla di ferro, fatto sta che lui stava lì sotto - era proprio lui, le pantofole ancora calzate lo testimoniavano.
La signora Rosi continuava a sbirciare sulla strada per poter scorgere l'ambulanza e i vigili del fuoco e per respingere con lo sguardo la folla di curiosi che si stavano dimostrando più tempestivi dei soccorsi.
La piccola Alma osservava la palla e le pantofole, stringendo con una mano il grembiule della sua nonna elettiva, e insistendo nel sostenere che il "nonno" non voleva essere schiacciato: voleva essere sparato via, il più lontano possibile.
"Basta, Alma. Qualcuno potrebbe finire per crederci e spettegolare". Ovviamente la signora Rosi sapeva che la bambina aveva perfettamente ragione.

"Stasera niente minestra. Vero, nonna?"

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